Che il calcio non avesse più nulla in comune con lo sport, ormai era cosa acclarata. Il fiume di danaro che da decenni sta scorrendo nel mondo del calcio ha difatti lavato via ogni traccia di etica e di morale, valori questi che costituiscono gli ingredienti principali di quello che si può definire uno sport.
Da quarantenne appassionato di calcio ho ben chiaro il momento in cui il dio danaro ha acquisito potere sufficiente per condizionare gli andamenti di un giuoco che fino a un certo momento storico, seppur tra tante contraddizioni, era riuscito a mantenere lo spirito degli anni migliori.
Manco a farlo apposta sto parlando dell’anno 1993, anno in cui per la prima volta la Lega Calcio superò il concetto dei diritti televisivi gratuiti e si accordò con la piattaforma satellitare privata “Telepiù”, introducendo per la prima volta sulla scena calcistica i cosiddetti “eventi criptati” per cui era necessario pagare per accedere.
La coincidenza singolare è che l’introduzione dei diritti a pagamento in Italia, è avvenuta nello stesso anno in cui è entrato in vigore il Trattato di Maastricht, pietra miliare su cui è stata fondata l’Unione Europea, soprattutto per quanto riguarda i parametri economici su cui essa si basa.
Questè novità ovviamente iniziarono a pompare all’interno del sistema calcio una quantità di danaro mai vista prima, andata man mano sempre più crescendo. Dopo Telepiù si ebbero svariati cambi di mano fino ad arrivare all’attuale Sky che tra l’altro nel 2022 lascerà il testimone a DAZN che si è aggiudicata i diritti per i triennio 2022-24.
Il secondo evento shock lo faccio risalire intorno al 2000, quando allo storico Totocalcio vennero affiancati altri concorsi simili che hanno finito per inglobare gli introiti della famosa “schedina”, per poi stroncarla definitivamente dopo pochi anni. Sto chiaramente parlando dell’avvento del Calcioscommesse.
Qui voglio fare notare una seconda coincidenza: a seguito dell’allargamento dell’Unione Europea e dell’introduzione dell’Euro, anche grazie alla continua evoluzione nell’utilizzo del computer e di internet, si è avuta un’accelerazione verso la decisione di gestire in Italia scommesse calcistiche allestendo sale sportive di tipo inglese, nelle quali lo scommettitore può puntare in totale libertà su singoli o più eventi, combinando anche diversi campionati.
Con l’avvento del calcioscommesse, un’altra valanga di danaro si è aggiunta a quella già esistente relativa ai diritti televisivi, cambiando integralmente l’identità del calcio ed allontanandolo dal senso più tradizionale dello sport, avvicinandolo al concetto anglosassone ed americano dello “show-biz“, lo show business. In poche parole il calcio si era trasformato in una vera e propria industria dell’intrattenimento.
Ormai è passato molto tempo dall’ultimo scossone, in questi anni il calcio è cambiato parecchio evolvendosi ulteriormente. Alcune società si sono trasformate in vere e proprie holding quotate sui mercati azionari. Acquisti stratosferici ed ingaggi astronomici sono ormai all’ordine del giorno e se penso al putiferio che scoppiò nel 1992, quando il Milan strappò al Torino l’ala Gianluigi Lentini per la cifra record di 18,5 miliardi di lire, confesso che mi scappa da ridere.
Lo scenario che oggi abbiamo davanti vede un’Europa dove pochi ricchissimi club – paradigma leggermente più ridotto di un mondo dove la ricchezza è sempre più in mano ai pochi a dispetto dei molti – spadroneggiano in ogni ordine e grado ed hanno un potere economico enorme e tale da indurre alla sudditanza psicologica organismi esterni come la stampa ed i media in generale, ma che sono anche in grado di mandare in tilt il sistema giudiziario, così come capitato nei tanti scandali che abbiamo vissuto nel tempo.
L’ultimo strappò poteva essere soltanto quello della costituzione di una “SuperLega“, un’organizzazione indipendente dalle federazioni nazionali ed internazionali che potesse comprendere tutti i club più ricchi e blasonati d’Europa, naturalmente non per spirito puramente competitivo, ma per un chiaro ritorno d’affari.
Siccome a livello legale ed economico il contraccolpo potrebbe essere enorme, serviva un finanziatore, ed ecco venire incontro a questi “poveri miliardari” il colosso bancario statunitense JP Morgan, famosa e potente banca d’affari il cui solo sentir pronunciare il nome, lascia sopraggiungere ogni serie di legittimo sospetto che una persona semplice e per bene può avere.
Tutto questo con buona pace delle federazioni nazionali, dell’UEFA e della FIFA, le quali già minacciano ripercussioni legali visto che vedono mortalmente feriti i propri interessi e non certo perché intendono tutelare i diritti dei club esclusi, anche se già sto leggendo dei ridicoli quanto comicissimi richiami ad una solidarietà ed ad una giustizia tra pari, valori questi che loro per primi hanno tradito, nel momento in cui hanno iniziato a vendersi.