Non so se state seguendo la querelle riguardo la regolarizzazione dei permessi di soggiorno scaduti ai migranti che dovrebbero essere impiegati come braccianti agricoli.
Ho avuto di recente il piacere di leggere un libro interessantissimo di Luca Ricolfi denominato “La società signorile i massa”. Il libro fa un’analisi sociologica molto precisa su come gli italiani abbiano costruito negli anni, grazie al sostegno della spesa pubblica, delle rendite adeguate a sostenere un buon tenore di vita, in una nazione dove i cittadini che non lavorano sono in numero maggiore di quelli che lavorano. Questo ha consentito la formazione di una società signorile di massa, ha cioè favorito l’estensione del privilegio della “rendita” che prima era prerogativa esclusiva delle Signorie, alla stragrande maggioranza dei cittadini.
Una delle colonne portanti della società signorile di massa è identificata con l’esistenza di un’infrastruttura paraschiavistica in grado di fornire manodopera sfruttabile a basso costo. Da questa si genera una serie di situazioni nelle quali una parte della popolazione residente (spesso costituita da stranieri) si trova collocata in ruoli servili o di ipersfruttamento, perlopiù a beneficio di cittadini italiani. Lavoratori stagionali nei campi e badanti sono solo alcuni dei segmenti lavorativi che garantiscono la sopravvivenza dell’infrastruttura dedicata al mantenimento del “signore” e guarda caso, queste due categorie sono al centro della polemica sul rinnovo/nonrinnovo del permesso di soggiorno che oggi risulta scaduto.
Per questo sono convinto che situazioni come quelle dei braccianti agricoli extracomunitari, saranno sempre strumentali perché gradite al sistema, al di là delle posizioni degli schieramenti politici che, pur essendo coscienti della necessità che questa situazione si perpetui nel tempo, ne fanno di tanto in tanto uno scenario di polemica politica che ha la durata di un battito d’ali, a cui ovviamente segue il nulla cosmico sia a livello governativo, sia a livello legislativo.
D’altronde farne a meno significherebbe mettere a repentaglio il sistema su cui abbiamo fondato il nostro “benessere” perché tutti, anche i bambini sanno ciò che accade nei famigerati “campi di pummarole”, dove si concretizza la moderna tratta degli schiavi.
Tutto inizia nel Nordafrica, dove sussiste una subdola commistione tra gli interessi degli europei e quelli degli schiavisti i quali, insieme, hanno costituito un efficiente sistema di reclutamento che viene clandestinamente finanziato ed incoraggiato. Esso prosegue nel Mediterraneo e viene curato nei minimi dettagli nelle varie fasi che sono ben note all’opinione pubblica: imbarco sulle coste libiche, trasbordo in acque internazionali su navi di appartenenza delle ONG e successivo sbarco sulle coste italiane.
È un sistema perfetto ed armonicamente sincronizzato che fa purtroppo parte di quei meccanismi silenziosi su cui è basato il ricco Occidente e che risultano tutt’oggi oscuri ai più. E non mi venite a chiedere il perché del fenomeno incontrollato del flusso migratorio.