“Tra i rischi del Reddito di cittadinanza c’è quello di attenuare la spinta a cercare lavoro o a convincere a rinunciare a offerte di lavoro che prevedano una retribuzione non distante da quanto previsto dal Reddito”
E ancora
“È enorme il rischio di aumentare queste forme di cittadinanza non solo passiva ma anche parassitaria nei confronti dello Stato”.
Questa posizione è stata espressa nei confronti del Reddito di Cittadinanza non dai partiti di opposizione, non dalla Confindustria, non dalle organizzazioni sindacali, non dalla UE, non da un comitato d’affari o da una banca, bensì dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che rappresenta i Vescovi della Chiesa Cattolica Italiana.
La comunità episcopale italiana pertanto, in maniera non tanto difforme dai tempi più antichi, sceglie di schierarsi con la ricchezza anziché con la povertà. Tralasciamo il fondamentale fatto che i beneficiari del reddito di cittadinanza siano persone povere e disoccupate e che i poveri, stando a quando abbiamo tutti quanti appreso alle lezioni di Catechismo, dovrebbero essere il fulcro del messaggio evangelico, resto basito e stupito davanti all’incomprensibile motivo per il quale i Vescovi si scaglino con tale irruenza contro i beneficiari del reddito, definendoli parassiti, uno dei più brutti vocaboli da rivolgere ad una persona bisognosa.
Veniamo comunque all’analisi delle due frasi sopra citate.
I vescovi dicono che il RdC potrebbe invogliare i relativi richiedenti ad interrompere la ricerca del lavoro, in quanto l’importo di 780 € è simile alla media dei salari. Dal canto mio ritengo che non ci sia nulla di più pilatesco di un’affermazione come questa, in quanto tale importo rappresenta la soglia minima della povertà, al di sotto della quale si trova quella voragine di stenti che priva i cittadini della dignità.
Se questa parola significa ancora qualcosa per i Pastori della Chiesa, essi si interroghino su come sia possibile che in un paese industrializzato e civilizzato come il nostro, la media salariale sia localizzata in prossimità della soglia di povertà, e nel contempo inizino a predicare e a prendere posizione contro chi rende possibile un simile scempio.
Infine, prima di definire “parassitaria” l’esistenza di una persona povera, i Vescovi italiani inizino a valutare la propria posizione all’interno dello Stato Italiano in virtù del fatto che la Chiesa è “ospite” a spese della cittadinanza, anche quella meno abbiente, in molte e forse pure troppe situazioni immobiliari, catastali ed erariali…
Intelligenti pauca.