Ieri ho riportato su questo blog la lettera che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto all’Europa, inviandola ai quotidiani di tutto il continente. L’ho fatto per due motivi: uno perché i media italiani come al solito non ne hanno fatto menzione e due perché non mi trova d’accordo ed in questo pezzo cercherò di spiegarvi il perché.
Voglio chiarire fin da subito che non è nel merito del contenuto che non concordo, ma piuttosto nel modo in cui una simile lettera è stata concepita, e mi spiego meglio.
La lettera in cui Conte dichiara i suoi intenti riformatori andrebbe bene, ovvero sarebbe perfetta, qualora l’Europa, o meglio, l’Unione Europea, fosse un organismo appena nato e non fosse ancora diventata il blocco monolitico che è.
Può mai un simile insieme di nazioni che hanno sacrificato volontariamente la loro sovranità, scambiandola con le logiche del libero mercato diventando un luogo freddo dove i soldi contano più delle persone, fare marcia indietro e ascoltare le nobili parole del Presidente Conte?
Può mai un organismo sovranazionale governato da una classe dirigente politica mai eletta da nessuno e che in casa loro rappresenta partiti da percentuali da zerovirgola come l’allegretto Juncker, fermare la loro decennale idolatria verso gli dei del mercato ed iniziare a discutere di diritti sociali?
Può mai un sistema continentale basato su Governi che hanno nella loro nomenclatura alti dirigenti come gli ex presidenti della Commissione Europea Prodi e Barroso, formatisi in banche d’affari come Goldman Sachs, Morgan Stanley, Chase oppure JP Morgan, presso le quali sono ritornati a lavorare successivamente alla loro uscita dalle istituzioni, curarsi dei piccoli risparmiatori?
Può una Unione che ha messo sotto lo stesso tetto monetario paesi virtuosi e paesi con alto debito pubblico, finendo per creare una moneta debole per i primi e forte per i secondi, rappresentare un luogo dove si abbiano pari opportunità, equità sociale e pari dignità?
Puo una entità politica sovranazionale che ha dei cani da guardia rabbiosi come i vecchi partiti tradizionali, infarciti di buonismo e falsa retorica, far rinascere un sentimento di appartenenza comune che riconosca le proprie radici culturali prima di quelle finanziarie?
Può un luogo dove esiste una finanza creativa degli zerovirgola che esercita un continuo predominio sull’economia reale, iniziare a discutere internamente di redistribuzione della ricchezza?
La risposta a tutte queste domande è NO!
Per questi e tanti altri motivi, tutti i buoni auspici che Conte ha espresso nella sua “Lettera all’Europa”, sono vani. Il sistema ripudierà le sue parole identificandole come tossiche e riconoscendole come il male assoluto.
La soluzione sta nel distruggere tutto quello che c’è, iniziando dai partiti tradizionali che rappresentano la prima linea di difesa di questa UE. Una volta che i cittadini europei saranno all’interno dell’Impero, potranno provocarne la caduta e successivamente la rinascita che si concretizzerà in una nuova alba di equità e giustizia sociale per tutti.