di Piergiorgio Laguardia
L’ambiente è la nostra “oikon”, la superficie terrestre che ospita la nostra esistenza.
Poiché ne siamo ospiti, dobbiamo dimostrare la cosiddetta oikofilia, ossia il rispetto e la gratitudine per la realtà circostante.
L’ambiente, come suggerisce la dottrina conservatrice, è il primo elemento da tutelare e da conservare per permettere la vita ed un continuo flusso vitale dell’ecosistema.
Poiché stiamo spremendo la terra come una fetta d’arancia, per poter veramente celebrare l’ambiente è arrivato il momento di scelte radicali per salvarlo. E non saranno i monopattini elettrici, la visione ‘ grethina’ oppure qualche bandierina di preconcetti sventolata al cielo a salvarci.
Secondo la teologa Teresa Bartolomei il COVID si è verificato, secondo volontà divina, perché, essendo stati tracotanti, non abbiamo dimostrato di essere degni del grande dono della terra ed è quindi un monito al cambiamento. Una visione interessante, che al di lá della condivisione o meno contiene un dato importante: bisogna assolutamente mutare stili di vita!
Dobbiamo iniziare dalle scelte più immediate, da quando facciamo la spesa: comprare prodotti di filiera corta, scegliere il treno quando possibile, andare a piedi nelle brevi distanze, anche preferire la bottiglia d’acqua di vetro e tanto altro.
Le piste ciclabili vengono in un secondo se non in un terzo momento.
Oggi si sente tanto parlare di transizione ecologica, quando poi il governo stanzia 1,32 miliardi a favore di aziende petrolifere per continuare a perforare gli idrocarburi (che attenzione, servono per il fabbisogno energetico ed economico, anzi bisognerebbe mettere in sicurezza gli impianti e le condutture del petrolio per non farlo confluire nelle fogne, ma dall’altro lato nemmeno andrebbero concessi nuovi permessi di ricerca).
Come si evince, la transizione ecologica che hanno in mente l’establishment e i grandi detentori di cespiti è molto blanda e falsa, e tesa a cercare nuove espansioni di mercato redditizie per occupare nuovi spazi non già saturi.
Non a caso è proprio sul risvolto economico che si gioca la sfida tra orientamenti e visioni diverse: chi vuole cogliere la transizione ecologica come nuova opportunità di rovesciamento del paradigma economico, per redistribuire la ricchezza e risolvere il problema del rincaro delle bollette del 32% e dei 32 milioni di cittadini europei in povertà energetica, E chi invece per applicare il motto “ci vuole che tutto cambi affinché nulla cambi“.
Infine, sempre a livello normativo, dovrebbe essere maggiormente tutelato il nostro mare: un mare inquinato oppure pieno zeppo di plastiche e microplastiche è un mare che diminuisce la domanda turistico, il flusso turistico e gli utili di tutto un indotto che occupa migliaia di unità di manodopera.
In questa giornata internazionale dell’ambiente è arrivato il momento di scegliere da che parte stare.