“Il nostro paese produce cibo sufficiente per nutrire tutti i burkinabè. Ma, a causa della nostra disorganizzazione, siamo obbligati a tendere la mano per ricevere aiuti alimentari, che sono un ostacolo e che introducono nelle nostre menti le abitudini del mendicante. Molta gente chiede dove sia l’imperialismo: guardate nei piatti in cui mangiate. I chicchi di riso importato, il mais, ecco l’imperialismo. Non c’è bisogno di guardare oltre.”
Questo pensiero racchiudeva l’idea che Thomas Sankara, ex presidente dell’Alto Volta (oggi Burkina Faso) aveva della sua nazione. L’avrebbe portato a compimento se non fosse statodeposto ed ucciso a seguito di un golpe sostenuto dalla Francia, nel corso del suo mandato presidenziale il 15 Ottobre 1987 all’età di soli 37 anni.
Il Burkina Faso di allora era una poverissima zona periferica del defunto impero francese che il presidente Sankara non ebbe problemi a definire: “Un Paese di sette milioni di abitanti, più di sei milioni dei quali sono contadini; un tasso di mortalità infantile stimato al 180 per mille e un tasso di analfabetismo del 98%, se definiamo alfabetizzato chi sa leggere, scrivere e parlare una lingua; un’aspettativa di vita media di soli 40 anni; un medico ogni 50.000 abitanti; un tasso di frequenza scolastica del 16%”.
Sankara entrò nell’esercito giovanissimo, tant’è che da ufficiale, a soli 32 anni, entra a far parte del governo col ruolo di Segretario di Stato per l’informazione. Sankara scelse di dimettersi da quel ruolo dopo meno di un anno, per un conflitto interno tra la sua profonda moralità ed i “traffici” che aveva visto realizzarsi nell’istituzione statale. Successivamente, quel governo venne rovesciato e Sankara assume la carica di Primo Ministro, stabilendo tra l’altro che i membri del suo governo dovranno avere “forza di carattere, coraggio, dedizione al lavoro, probità e onestà”. Purtroppo anche quest’esperienza è destinata ad un rapido triste epilogo perché con un altro colpo di Stato, grazie all’evidente infiltrazione dell’intelligence francese, Sankara venne arrestato ed imprigionato.
Dopo varie manifestazioni pubbliche che gli testimoniarono l’amore della folla la quale invocò la sua liberazione, il governo fu costretto a piegarsi, così Sankara fu liberato ed insieme al suo amico Campaorè mise a segno un nuovo colpo di Stato, diventando Presidente.
Durante il suo mandato presidenziale, Sankara avversò fortemente il sistema degli aiuti occidentali visti come delle cambiali: “La politica degli aiuti è servita fino ad oggi solo ad asservirci, a distruggere la nostra economia. L’origine di tutti i mali del Paese è politica. E la nostra risposta non può essere che politica”.
Tutte le auto di Stato a servizio dei politici furono vendute per costruire due ospedali, il parco macchine nazionale fu limitato a possedere solo quattro Renault 5, una delle quali fu utilizzata da Sankara stesso. Il Burkina Faso passò dal 143° al 78° posto per ricchezza nel mondo e una nuova stagione di riforme sociali alle porte significò una vera rinascita per quel paese. Sotto la sua presidenza, lo Stato iniziò una vera caccia ai fannulloni all’interno delle istituzioni pubbliche, molti impiegati statali vennero licenziati e con i soldi risparmiati fu costruita una ferrovia che unì le due principali città del paese.
La sua lotta all’imperialismo ed alle ingerenze della Francia fu durissima, Sankara ribattezzò la sua nazione chiamando,a con il nome attuale: Burkina Faso che significa “Terra degli Uomini Liberi”.
Fra le varie battaglie che Sankara condusse, spicca quella contro il Franco Coloniale, la moneta che ben 200 milioni di Africani tuttora utilizzano che viene stampata a Lione in Francia. Il Franco CFA di fatto priva quei popoli della sovranità monetaria in quanto la Francia trattiene per se gran parte della ricchezza derivante dalla circolazione di quella valuta.
Nell’ultima parte della sua carriera politica, Sankara in un rivoluzionario discorso alle nazioni unite ebbe a dire che: “La nostra rivoluzione è e deve essere l’azione collettiva di rivoluzionari per trasformare la realtà e migliorare concretamente la situazione delle masse del nostro Paese. La nostra rivoluzione avrà avuto successo solo se, guardando indietro, attorno e davanti a noi, potremmo dire che la gente è, grazie alla rivoluzione, un po’ più felice perché ha acqua potabile, un’alimentazione sufficiente, accesso ad un sistema sanitario ed educativo, perché vive in alloggi decenti, perché è vestita meglio, perché ha diritto al tempo libero, perché può godere di più libertà, più democrazia, più dignità.”
Era davvero troppo per la Francia, qualche settimana dopo quel memorabile discorso, il 15 Ottobre 1987, il suo amico e compagno di tante battaglie Campaorè lo tradì. Mosso dalla spinta corruttiva dei francesi, Campairè organizzò un nuovo colpo di Stato. Alla fine degli scontri Sankara, insieme ad altri 12 compagni venne ucciso con un colpo al cuore.
Dopo più di trent’anni da quel triste epilogo, ancora vive il ricordo di questo eroe moderno che si oppose all’imperialismo della Francia. Questa storia è quanto mai attuale viste le polemiche scatenate ultimamente che vedono Francia e Italia su due fronti opposti. Come evidenziato dal Governo Italiano, la Francia conserva tuttora un atteggiamento coloniale con le nazioni dell’Africa Occidentale, rifiutandosi di concedere a 200 milioni di Africani la sovranità monetaria e quindi la possibilità di autodeterminarsi, beneficiando pienamente del valore della propria moneta.