Dopo Byoblu, anche Il Primato Nazionale subisce un assurdo ban dai signori della rete.
Non abbiamo fatto in tempo a digerire la notizia dell’esclusione inflitta a Byoblu da parte di YouTube, piattaforma streaming di proprietà di Google, che Facebook dal canto suo rilancia con la cancellazione della pagina de Il Primato Nazionale.
In tutto questo c’è assolutamente da ricordare che come da normativa vigente in materia, entrambe le testate sono registrate in tribunale e pertanto sottoposte al vaglio delle varie autority istituite per legge, ed alla legge stessa.
Ognuno di noi può avere un parere riguardo ogni singola testata giornalistica esistente in Italia, tuttavia le nostre opinioni restano personali e siamo liberi o meno di scegliere di fare i nostri approfondimenti in materia di informazione ovunque noi vogliamo. Ciò non toglie che testate come Byoblu o Il Primato Nazionale avevano ed hanno tutte le carte in regola per esistere e per diffondere le loro pagine con ogni mezzo disponibile. E questa non è una mia od altrui opinione personale, ma l’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.
La domanda che mi sovviene dunque è: quanto e come i colossi del web se ne fregano della nostra Carta Costituzionale visto che a quanto pare, quelli che loro indicano come “Standard“, sono le uniche leggi a cui rispondono?
Può uno standard aziendale contare più di una costituzione nazionale di uno stato libero e democratico come il nostro?
Non si comprende come sia possibile che tali gravi provvedimenti intrapresi in maniera unilaterale, possano essere concepiti nei confronti di soggetti che esercitano le loro attività a norma di legge.
La cosa che maggiormente ferisce è il latrare esultante che proviene da tutti i “democratici” o sedicenti tali i quali, sostenendo l’utilizzo della dispotica clava della censura per randellare tutte le voci fuori dal coro, contribuiscono a creare una società che essi stessi dichiarano di aborrire: quella dove esiste un pensiero unico in cui tutto ciò che non è obbligatorio è proibito.
Naturalmente lo fanno democraticamente, nel nome dell’amore che li anima.
Le società hi-tech conosciute con l’acronimo “GAFAM” ovvero le multinazionali Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft possono ucciderci senza toglierci la vita con un semplice click, eliminando contenuti di spessore realizzati in tanti anni e che hanno conquistato centinaia di migliaia di iscritti, con il contributo di professori, giuristi, costituzionalisti, campioni sportivi, filosofi, economisti ed intellettuali in generale così come capitato con Byoblu e il Primato Nazionale.
Mi rammarica molto e intravedo molte nostre responsabilità sul fatto che si sia arrivati a vivere in una società legata in modo talmente radicale a queste piattaforme, da far dipendere da esse l’esistenza di noi stessi e delle nostre opinioni, tuttavia oggi viviamo in questo mondo qui.
Mai come ora quindi c’è bisogno di una legge dello stato che regolamenti questi “social network”, in modo che non sia una multinazionale californiana a decidere cosa debba o non debba essere pubblicato in Italia, e fare in modo che i contenuti vengano sottoposti a garanti ed authorities, anziché ad algoritmi preconfezionati da privati con il fatturato superiore al PIL di molti Stati.