Le sue origini sono immerse nel mistero, ma gli esperti le fanno risalire alla metà del 20° secolo, alla sua creazione hanno partecipato tutti gli stati della terra ma in particolar modo quelli “Occidentali”, per costituirlo così com’è, ci sono voluti molti anni e tanto impegno da parte dei cittadini del mondo. La pessima notizia è che questo impero ci è ostile! Esso è situato in pieno Oceano Pacifico ed ha delle colonie anche nell’Atlantico, tra l’Argentina ed il Sudafrica. E’ formalmente riconosciuto con il nome di “Great Pacific Garbage Patch” (Grande Chiazza di Immondizia nel Pacifico) ed il suo territorio alla massima espansione è stimato intorno ai 10 milioni di kmq, la stessa estensione degli Stati Uniti d’America.
Questo novello impero è stato studiato da diverse fondazioni di ricerca oceanografica, oltre che dalla Marina americana. E’ costituito per lo più da residui di plastica che hanno raggiunto il mare con diverse modalità ed aggregatasi a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata “Vortice subtropicale del Nord-Pacifico”, dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi.
Tutta questa plastica “legata”, esposta ai raggi ultravioletti provenienti dal sole (processo noto come fotodegradazione), sottoposta nel contempo all’azione marina, si è rimpicciolita sempre di più, fino a raggiungere le dimensioni dei polimeri, molto somiglianti al plancton marino che è alla base della catena alimentare dell’intero ecosistema. Ma c’è dell’altro, gli scienziati hanno stimato che i microscopici componenti di questa brodaglia tossica superano attualmente di sei volte la quantità di plancton presente in tutti gli oceani. Insomma un autentico disastro che però non è ancora completo: per gli abitanti del mare risulta difficile distinguere il plancton dalla brodaglia e questo fa sì che pesci, molluschi, cetacei ed altri esseri viventi acquatici si nutrano di plastica. Tutto ciò è maledettamente grave per l’uomo visto che quel pesce finisce sulle nostre tavole.
Anche i volatili marini stanno vivendo la medesima situazione ed a loro insaputa riempiono i loro stomaci di plastica andando poi a morire a migliaia sulle spiagge del pacifico o in mare aperto.
Alla base di questo ennesimo eco-disastro c’è naturalmente la mano distruttrice dell’uomo che non conosce pausa, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, nel continuo avvelenamento del mondo che lo circonda e lo ospita.
Ai lettori che hanno ritenuto questa nota interessante e degna di essere letta fino a questo punto chiedo di dare il proprio contributo che, per quanto piccolo, sarà determinante per la positiva risoluzione del conflitto che questo nuovo “Impero del Male” sta portando nelle nostre case. Non ci sono ulteriori indicazioni da dare oltre a quelle che le istituzioni già forniscono in materia di riciclo e raccolta. L’unica cosa che posso aggiungere è quella utilizzare sempre meno la plastica fino ad abbatterne totalmente l’uso. È importantissimo mettersi in testa che la plastica è nostra nemica e la dobbiamo eliminare!