Ovvero il popolo che si sta svegliando, che sta prendendo coscienza e che per questo si sta liberando.
Mentre a Milano scendeva in piazza la pattumiera ideologica per denunciare un problema di razzismo inesistente sotto lo sguardo attento di tutti i media che gli reggevano il moccolo, a Roma a manifestare sono stati gli africani, gente cazzuta che nel pieno silenzio mediatico ha voluto portare in piazza le vere problematiche che affliggono il Continente Nero e che fanno da concausa all’esodo di massa di centinaia di migliaia di anime che partono, alla ricerca di un luogo dove non esistono vessazioni e sfruttamento.
Naturalmente parlo del neocolonialismo francese che 200 milioni di africani devono ancora subire, a circa 60 anni dalla fine del colonialismo vero e proprio.
Obiettivo numero uno dei manifestanti non è potuto che essere il Franco CFA, la valuta truffaldina imposta dai francesi che di fatto priva ben 14 nazioni della sovranità monetaria in quanto, come già spiegato, la Francia trattiene per se gran parte della ricchezza derivante dalla circolazione di quella moneta.
Tra gli attivisti a prendere la parola c’è stato anche Mohamed Konare, attivista politico del Movimento Panafricano, di origine ivoriana ma da anni in Italia il quale ha usato il motto: “L’Africa riparte da Roma”. Oltre alla richiesta di fermare la moneta coloniale, Konare ha invocato l’abolizione degli accordi coloniali, la fine dei colpi di Stato in Africa e lo stop allo sfruttamento e del saccheggio delle risorse africane.
Konare inoltre ha chiesto a gran voce ai governi europei di condividere le parole del vicepremier italiano Luigi Di Maio, che ha denunciato lo sfruttamento della Francia in Africa, mediante lo strumento del Franco CFA.
A mio avviso queste sono le battaglie che l’Italia deve combattere per rompere definitivamente gli schemi del passato. Questo significa che è giunta l’ora di andare oltre due tipi di retorica: quella dell’aiutiamoli a casa loro dietro la quale si nascondono gli interessi degli occidentali (non solo francesi in verità), che utilizzano questa scusa per motivare l’occupazione dell’Africa che gli consente di garantirsi l’approvvigionamento delle materie prime di quei territori; e quella degli sbarchi, fortemente sostenuta dai progressisti europei fortemente legati ad interessi liberisti e finanziati dalle grandi élite private continentali attraverso la rete delle ONG e che ha lo scopo di tenere sempre calmierato il costo del lavoro attraverso il controlllo dell’ingresso continuo di manodopera a basso.
Stiamo parlando di una sorta di schiavismo legalizzato, di razzismo all’incontrario contro il quale la smemorata piazza di “People” ha dimenticato di protestare.